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La cultura della valle del Platano

Cinturone con impronta di un colpo di lancia (VI sec. a.C.)

L’area del bacino idrografico del Bianco-Platano rappresenta il naturale raccordo tra le vallate di alcuni fiumi della Lucania centro orientale, il Basento e l’Agri, e le vallate del Tanagro e del Sele, nella Lucania occidentale.

 

 La viabilità si snoda attraverso fondovalle piuttosto ampi, incisi in un sistema collinare di modesta entità, ed ha favorito il passaggio di oggetti e artigiani che si spostavano lungo questi itinerari.

 

Nel territorio della valle del Platano, inoltre, una fortunata combinazione di fattori ambientali, la presenza di sorgenti, di terra da coltivare, pascoli e boschi, ha fatto sì che, a partire dal VIII sec. a.C., si sviluppasse una cultura che ha lasciato molteplici testimonianze e racconta di sé attraverso gli oggetti deposti nelle tombe.

 

 

 

Collana a grossi vaghi

A partire dagli inizi del VI sec. a.C. si evidenzia nei corredi funerari la presenza di armi da difesa-offesa come l’elmo, gli schinieri, la spada, il cinturone accompagnato da speroni e morso equino, elementi che connotano lo status del cavaliere a cavallo, capo del nucleo gentilizio: un giovane uomo, morto in battaglia, è sepolto con il cinturone forato da un colpo di lancia; un cavaliere porta con sé tutti i segni della sua dignità, la spada, gli schinieri, il grande elmo falcato ed il morso del suo cavallo.

 

Parallelamente alla figura del principe, emerge, nei corredi femminili, la figura della donna di rango, che si connota per la presenza di monili, collane di ambra, pendenti di diverse forme e dimensioni, anelli in avorio, bracciali e ricche decorazioni per gli abiti.

 

Situla in bronzo (V sec. a.C.)

 

Si tratta di un microcosmo sociale in costante evoluzione che, attraverso i contatti con le popolazioni della costa, va assorbendo ideali e costumi caratteristici della cultura greca: la caccia, la palestra e, primo tra tutti, il banchetto.

 

A partire dal VI sec. a.C. le situle in bronzo per l’acqua da unire al vino e i grandi vasi di produzione locale detti nestorides, testimoniano l’uso di riunirsi nel banchetto e nel simposio di uomini che si riconoscono e si rappresentano come aristocratici.

 

 

Nestoris (V sec. a.C.)

 

Durante tutto il secolo V a.C. questo fenomeno diviene sempre più evidente: le nestorides sono sostituite dai grandi crateri alla moda greca e i vasi tipici della tradizione locale da vasellame dipinto con vernice nera, compatta e luminosa.

 

Contemporaneamente all'emergere di un ceto sociale dominante, nei corredi funerari compaiono oggetti preziosi, monili, vasi decorati a figure rosse, derivati dalla tradizione greca e prodotti da pittori apuli, lucani ma - soprattutto - pestani.