Volcei romana
Tito Livio racconta che nel 209 a.C., durante la seconda guerra punica, gli abitanti di Volcei si arresero al console Quinto Fulvio Flacco. Il passaggio di Annibale aveva determinato un gioco di alleanze, a favore o contro Roma, rispetto al quale Volcei era stata evidentemente coinvolta. La città non venne punita con la distruzione, come invece accadde ad alcuni piccoli centri vicini, ma il suo territorio fu progressivamente abbandonato.
A partire dal II secolo a.C. Volcei entrò nell’orbita di Roma come città federata, ossia vincolata da trattati di alleanza, ma in pieno possesso della propria autonomia e sovranità, condizione che conservò fino alla guerra sociale. Le testimonianze archeologiche confermano nella città la forte presenza romana: a questo periodo risalgono la sistemazione a terrazze dell’area sulla quale, in epoca medievale, venne costruito il Castello normanno ed un tempio, edificato sulla sommità dell’arce e del quale è stata rinvenuta, sotto il Mastio, parte del basamento.
A partire dalla seconda metà del I sec. a.C. Volcei divenne municipio romano. La città perse l’autonomia, ma ebbe un notevole sviluppo dal punto di vista urbanistico. In questa fase vennero infatti costruiti edifici complessi come il mercato e le terme, che collegavano le terrazze già precedentemente urbanizzate con l’ampia spianata rocciosa posta a sud del decumano e sulla quale venne impostato il foro. Vennero anche restaurati molti degli edifici preesistenti conservandone, probabilmente, le funzioni.
La città divenne spazio ideale per i simboli del potere come testimoniano, ad esempio, le statue onorarie femminili in marmo greco o le iscrizioni con dediche a Tito Statilio Tauro, amico di Augusto e forse volceiano di origine, ad Augusto stesso e ad Agrippa Postumo.
Intorno alla metà del I sec. d. C. un evento disastroso, probabilmente un terremoto, provocò delle frane nel banco roccioso sul quale poggiavano gli edifici e trascorse quasi un secolo prima della ricostruzione di gran parte degli edifici: tra questi il Caesareum, tempio dedicato al culto degli imperatori, di cui resta l’architrave con la dedica del nuovo edificio ricostruito dalla famiglia degli Otacili.
Nel II secolo è attestata nella città la presenza di alcuni collegia, come quello degli Augustali - sacerdozio nato per il culto di Augusto e poi preposto a quello degli imperatori - e quello dei Dendrophori, i sacerdoti di Cibele, che ogni anno, in onore della dea orientale, portavano in processione l'albero di pino considerato sacro.