L'area sacra di Santo Stefano
L’area sacra di S. Stefano è chiusa, a sud, da un
ripido pendio che insiste su di un banco roccioso
calcareo, e, a nord, da un muro perimetrale orientato
est- ovest.
Dagli scavi non sono ancora emersi
esattamente i suoi limiti sugli altri versanti; più in
generale, la necropoli si estende su tre terrazze,
delimitate da strutture di contenimento.
La terrazza superiore
La terrazza superiore evidenzia un utilizzo dall’VIII fino al IV secolo a.C. e i defunti sono dotati di un corredo composto da ceramiche inizialmente monocrome e poi bicrome.
Nel pieno IV secolo a.C., alle tombe della necropoli della terrazza superiore si sovrappose un complesso monumentale costruito intorno ad una corte pavimentata nella quale era inserito un pozzo.
Due ali delimitano questo spazio ad ovest ed a sud. Fra queste due ali fu inserita una sala da banchetto di forma quadrangolare, con l’elevato costruito in mattoni di argilla che posano su di una zoccolatura di pietra locale e copertura in tegole e coppi.
E' inoltre da segnalare la presenza, a ridosso del pendio roccioso sul versante settentrionale della collina, di una tomba a camera, la cosiddetta "tomba delle lastre dipinte".
La terrazza mediana
La terrazza mediana dell’area sacra è delimitata sul lato meridionale da un muro a blocchi irregolari che corre parallelo ad una struttura delimitante il terrazzamento, e dispone di un passaggio che immette nella terrazza inferiore. La superficie del suolo è ricoperta da scagliette di pietra, frammenti di ceramica, spezzoni di tegole e resti di contenitori.
L’accesso alla terrazza superiore è contrassegnato da un cippo in pietra calcarea.
Accanto al muro di terrazzamento sono stati individuati dei recinti quadrangolari, all’interno di uno dei quali si trova una struttura sotterranea di forma rettangolare con rivestimento in laterizi, adibita probabilmente ad uso sacrificale. La copertura a doppio spiovente in tegole copre un canale che si addentra nel terreno argilloso suggerendo riti ctoni.
La terrazza inferiore
La terrazza inferiore presenta come traccia più antica un recinto, sostenuto da un terrazzamento e chiuso da muri in blocchi irregolari di pietra.
La
pavimentazione in lastre e la fossa adiacente al muro
nord sono protette da una copertura a portico
impostata su pali lignei. La fossa presenta un piano
in pietre che probabilmente fungeva da altare, sul
quale si è ritrovata una melagrana fossilizzata.
Appartiene a questo portico una
antefissa a forma di
gorgone di età tardo arcaica ritrovata insieme ad
alcune tegole.
Fra la fine del IV e l’inizio
del III secolo a.C. fu costruita a poca distanza dal
recinto una tomba a camera, con deposizione femminile
detta “tomba degli ori” per la ricchezza del suo
corredo.
Quando un evento naturale distrusse
sia la tomba sia il recinto, fu costruita in loco una
piazza lastricata delimitata su tre lati da muri, sul
cui piano basolato furono disposti due pozzi. Uno
stretto podio in argilla isolava il piazzale da una
vasca, dove si raccoglieva l’acqua da un canale
proveniente dalla terrazza superiore.
La presenza su questo terrazzamento di un’offerta ctonia come la melagrana fa supporre che le sepolture e i recinti fossero dedicati ad una divinità infera cui probabilmente era consacrato anche il corso d’acqua oggi emergente sotto le lastre dell’altare, falda che riempiva anche i pozzi del basolato. Probabilmente si tratta della dea Mefite, divinità italica legata alle acque, mediatrice fra cielo, terra e mondo sotterraneo, la cui presenza è attestata, oltre che in questa necropoli, anche nell’area di Macchia di Rossano di Vaglio.