L’età del bronzo: l’abitato di Tufariello
Il sito della età del Bronzo Medio di Tufariello è ancora
oggi uno dei più importanti e meglio conosciuti dell’Italia
centro meridionale. Lo scavo dell’abitato ha restituito uno
spaccato originale sulla vita delle comunità afferenti al
Protoappenninico ed all’Appenninico, le due fasi culturali
che si succedono nel corso del Bronzo Medio in gran parte
dell’Italia peninsulare.
Il sito è collocato a circa m
400 s.l.m., su ampie terrazze elevate sul fondovalle, lungo
la sponda sinistra del fiume Platano, che poco oltre
confluisce nel Tanagro, a sua volta affluente del Sele. Da
Tufariello, risalendo il corso del Platano, si raggiunge
facilmente l’ingresso settentrionale del Vallo di Diano. Si
capisce quindi come esso potesse essere parte di una rete
di scambi, anche a lunga distanza, tra area costiera ed
aree montuose interne.
Le fasi di vita del
sito
Lo scavo ha permesso di distinguere tre
principali fasi di occupazione.
In un momento iniziale
del Protoappenninico, a seguito di una prima occupazione di
incerta natura, nel sito viene edificato un villaggio,
formato da capanne quadrangolari o rettangolari e racchiuso
da un muro di cinta.
Per la realizzazione delle capanne
è utilizzata una tecnica complessa, che prevede una
fondazione in fossa, sormontata verosimilmente da un
muretto a secco che funge da base per l’elevato della
struttura. Quest’ultimo doveva essere realizzato con pali e
rami, poi ricoperti di argilla per isolare le pareti. La
maggior parte delle capanne erano raccordate tra loro da
muretti che servivano probabilmente a delimitare uno spazio
comune, una sorta di cortile.
Il muro di cinta, pure
realizzato interamente a secco, aveva uno spessore di circa
5 metri e doveva avere un’altezza notevole. Tutto ciò
denota una pianificazione complessiva dell’insediamento ed
uno sforzo notevole attuato dall’intera comunità per
realizzare il villaggio.
Ancora nel corso del
Protoappenninico, per cause ignote, il villaggio viene
abbandonato. Al suo posto viene localizzata un’area per le
attività artigianali, testimoniata da uno strato di ceneri
di notevole spessore e da numerosi focolari. Si è
ipotizzato che vi si svolgesse allora prevalentemente una
intensa attività di produzione della ceramica.
Nel corso
del successivo Appenninico questa attività produttiva cessa
e nell’area viene costruita nuovamente almeno una capanna.
E’ possibile che non vi sia ora un nuovo villaggio, ma solo
qualche abitazione isolata. Mancano altre tracce di
occupazione del sito sino all’età romana.
L’organizzazione della sussistenza
Gli abitanti
del villaggio di Tufariello erano certamente dediti
all’agricoltura, che doveva essere allora ben sviluppata,
ma uno spazio notevole doveva avere anche l’allevamento. In
base ai ritrovamenti si può affermare che i suini dovevano
rappresentare la risorsa principale. Importanti erano però
anche le pecore e le capre. Tutti questi animali dovevano
pascolare prevalentemente dentro e attorno al villaggio. I
bovini, pure allevati, dovevano essere dedicati
prevalentemente al lavoro nei campi.
E’ possibile
ipotizzare che durante i mesi più caldi una parte della
comunità si spostasse per accompagnare il bestiame verso i
pascoli d’altura delle vicine catene montuose, in modo da
sopperire all’aridità dei pascoli del fondo valle.
La ceramica
La ceramica prodotta
durante il Protoappenninico è prevalentemente inornata. Tra
le forme più caratteristiche si segnala quella, presente in
numerosi esemplari,della tazza per attingere con fondo
convesso e manico sormontante, spesso fornito di
terminazioni molto sviluppate in varie fogge. Altre forme
interessanti sono quella del sostegno a clessidra, che
serviva appunto da appoggio per le tazze, e quella dei
bollitoi con relativo coperchio forato, per evitare la
fuoriuscita del latte durante la bollitura.
Durante il
successivo Appenninico la ceramica conserva forme molto
simili, ma si sviluppa una ricca decorazione incisa ed
intagliata con motivi geometrici o meandro-spiralici.